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"Lo disse la nostra scrittrice: i poeti cercano e cambiano la verità, dovunque, più che altro entro di sé. Il canto che ne deriva è affranto e sgomento  perchè i poeti sanno quanto la vita sia pronta a sommergerci. Annarosa Del Corona descrive il mondo non in modo referenziale ma per rapportarlo di continuo ai fatti del suo cuore, alla sua vita e alla sua morte, a quell'amore che non finirà mai, anche perchè il Nulla lo sfiora di continuo ma non lo uccide. Come l'infanzia, che ancora vive in lei, gli odori delle pesche e delle viole, i seni appena accennati. La luce degli accadimenti rimane... Ne esce un baluginare continuo di immagini ricche, inconsuete. Ha ragione Luzi: scandisce il tempo, il millennio, mentre vi si muove dentro, vi respira la bellezza creativa degli accostamenti verbali anche per attenuare lo strazio del vivere, con l'inconscio sempre in agguato a suggerire il senso della colpa o della fine...".

 

 

(2002, Dino Carlesi, dalla prefazione).

 

 

All'interno del volume "La ballata del maldessere" che, in omaggio ad Annarosa Del Corona la scrittrice Silvia Cervellati ha inserito a chiusura del suo romanzo Ritratti in uno.

 

 

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