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"Cara Annarosa, sono indotto a pensare che le esili raccolte, intime e toccanti, che discretamente negli anni ci ha regalato avessero l'ufficio di aprire il cammino a questo suo singolare poema.

Non che non valessero in sè, lei sa quanto le ho amate. Ma nella realtà complessa della psiche profonda e della profonda coscienza doveva maturare il momento in lei si decidesse a trarre dalla oscurità e dalle evidenze del suo passato questo testo lieve e forte. Che è un canto assolutorio, sì, ma anche rivelatorio, perchè intorno al suo nucleo di reminiscenza e di sofferenza  s'iilumina il senso ed il valore delle cose che restano nel tempo, quotidiane, fedeli a se stesse; paragone continuo per la ansiosa mente umana.

Tutto questo accade all'interno di una più ferma grazia di visione e di ritmo. Mi pare qualcosa di insolito e di prezioso, di cui allietarci tutti suoi vecchi amici.

Stia bene, il suo Mario Luzi.".

 

 

(1990, Mario Luzi, dalla prefazione)..

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